Nave Dipendenze e salute mentale

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DIPENDENZA e SALUTE MENTALE

I tossici, gli alcolizzati, i galeotti, i senza casa, i pazzi…il primo impegno delle nostre comunità è quello di accogliere le persone, aiutarle a disconoscere le divise, le etichette e i pregiudizi che sono stati cuciti loro addosso costruendo una relazione dove l’operatore non può essere solo  lo spettatore di tutto ciò che l’altro porta con sé. Questo vuol dire accogliere, rielaborare e restituire all’altro una nuova visione; ridefinire costantemente la relazione, rinegoziare e restituire all’altro l’intenzionalità delle azioni. Il racconto può e deve diventare un racconto nuovo, con la persona che si racconta in un modo diverso, più accettabile a se stesso rispetto al passato.

Il Gabbiano ha sempre formato i propri educatori come “operatori della cura”, costruendo l’intervento a partire dalla sofferenza dell’altro e dal suo racconto, nella consapevolezza dell’importanza dell’ascolto. Prendersi cura allora diventa lo stare con l’altro e non solo limitarsi ad avere cura dell’altro. Sempre di più oggi il Gabbiano vuole mettere al centro l’ospite per renderlo protagonista di un percorso che parte da lui e che torna a lui: ogni ospite viene considerato prima di tutto una persona, con la sua storia, con i suoi racconti, con le sue fatiche e con il suo modo di essere. 

Nel periodo storico della postmodernità, le sostanze stupefacenti accompagnano ed esasperano le solitudini, con la difficoltà dello stare al mondo delle persone che viene spesso associata alla sofferenza mentale. Il Gabbiano legge tale sofferenza  come lo stato di una persona che è comunque in grado, a suo modo, di comunicare ed essere attiva: non una malattia organica ma una condizione esistenziale in cui la persona rimane protagonista. Riteniamo che questo tema vada comunque ben oltre la diagnosi, il che implica l’utilizzo di un atteggiamento umanamente dolce e un approccio fenomenologico ancora più convinto. Il Gabbiano si sta interrogando sempre di più sulla trasformazione delle comunità in cliniche psichiatriche: una deriva che non ci piace. Nella clinica l’ospite è un oggetto di cura, nelle nostre comunità gli ospiti sono protagonisti della loro vita.

Impazienti e non pazienti.