“Il lavoro che ho svolto con i poveri e con i carcerati mi ha persuaso che
il contrario della povertà non è la ricchezza.
Il contrario della povertà è la giustizia.”
(Bryan Stevenson)
Oggi i conflitti e i reati si generano in contesti sociali sempre meno capaci di comprenderli e di superarli e sempre più orientati alla contrapposizione tra le parti e i loro interessi. Il carcere non funziona come deterrente, non rieduca i condannati e non previene le recidive. I danni relazionali, le sofferenze personali e le fratture sociali si riducono a effetti collaterali inevitabili quanto invisibili. In una illusione di giustizia la pena afflittiva restituisce all’autore il male che ha fatto, lascia sola e inascoltata la vittima, insicura e rancorosa la comunità civile.
La Giustizia Restorativa offre una visione e un orizzonte di pratiche innovative per riparare danni, ricostruire relazioni e rafforzare la sicurezza sociale coinvolgendo tutte le parti implicate: autori, vittime e comunità; si realizza nell’incontro, nel riconoscimento reciproco, nel dialogo, nei processi di mediazione sociale, allargati alla comunità. E’ pratica di ascolto, di libertà e di responsabilità personale e collettiva che si declina nella concretezza dei gesti, nel prendersi cura per riparare i danni, nel farlo insieme dentro un progetto evolutivo, chiama tutte le parti coinvolte: chi è responsabile del danno, chi lo ha subito e la loro comunità di vita.
Un sentiero da cercare di aprire e da provare a percorrere.
Il Gabbiano, che da sempre opera nella tradizione della giustizia restorativa e del reinserimento sociale, negli ultimi anni è impegnato a sostenere e a sperimentare l’approccio restorativo e le sue pratiche sia attraverso progettualità territoriali che nelle attività di cura, raccogliendo la sfida per costruire una comunità riparativa che sappia “stare in mezzo”, prendendosi cura delle persone e dei legami sociali nella durezza dei nostri tempi, a salvaguardia di noi tutte e tutti e per generare in tutti i contesti dove le persone abitano e si incontrano esperienze di ascolto, di incontro, di ricucitura di rapporti, di riparazioni dei conflitti e delle sofferenze che essi generano, in particolare quelle delle vittime per promuovere nelle comunità locali una rinnovata e arricchita sensibilità al dolore e al valore dell’incontro, non lasciando solo nessuno. Mai.