IL MARE DELL’ACCOGLIENZA
La nostra accoglienza si declina in molti luoghi diversi: casa alloggio, comunità terapeutiche, comunità minori, housing sociali e appartamenti che accolgono diverse fragilità sociali, CAS (Centro di Accoglienza Straordinario) e SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) per l’accoglienza di persone migranti. Tutti questi spazi sono strettamente inseriti nei diversi territori in un’ottica di scambio e partecipazione. L’accoglienza è un valore, un impegno etico, un’esperienza viva, una domanda e una risposta di aiuto all’altro, una storia e un racconto di vita. La caratterizzano la gentilezza, il rispetto dell’identità della persona, la comprensione e l’assunzione dello sguardo dell’altro. Per Il Gabbiano si è sempre trattato di un’accoglienza spontanea e naturale, senza l’obbligatorietà di rispondere a schemi o dettami sociali, semplicemente creando uno spazio, una casa, una comunità per tutte le persone ai margini della società.
Gli occhi con cui si accoglie non possono essere solo i nostri, è necessario farceli “prestare” da chi viene accolto. La prospettiva dell’accoglienza richiede per natura di essere biunivoca, è una relazione che non può calare dall’alto e che dobbiamo accettare ci ponga di fronte a sfide sempre nuove. Chi accoglie non può sostituirsi alla persona, in un atteggiamento salvifico o di proiezione del sé, ma stimolandola ad adottare comportamenti mirati al proprio benessere, che possano mantenersi nel futuro. È necessario accompagnare le persone in percorsi di crescita e cambiamento attraverso regole condivise, con obiettivi raggiungibili e sostenibili. Accettare di cedere sovranità alla persona che si accoglie, con la dovuta delicatezza e attenzione alle peculiarità, significa mettersi in gioco e garantirsi la possibilità di essere attori di cambiamento richiamando alla responsabilità comune.
Coinvolgere nella nascita e nella crescita di un luogo aiuta a sentirci tutti partecipi, tutti in qualche modo co-proprietari ed in diritto di godere degli spazi, nonché in dovere di rispettare loro e ciò che rappresentano. Pertanto anche nei servizi la sola accoglienza non può essere efficace nel garantire un cambiamento effettivo e prolungato. L’ospite deve essere parte attiva del processo, deve accogliere allo stesso modo il contesto, le regole, le norme e deve voler partecipare a tale contesto, diventarne parte, includersi, portando le proprie peculiarità, ma aderendo al patto sociale.
La realtà che accoglie porta con sé il territorio che la circonda, persone, usanze, costumi e regole consolidate e così è anche per la persona che viene accolta, che ad esso aggiunge aspettative e volontà, richieste ed energie, compagnie e solitudini. Insieme allo spazio è fondamentale considerare il fluire del tempo, non forzato, non continuo, non precostruito; viene riempito dagli attori dell’accoglienza con la consapevolezza che sia diverso per ogni incontro. Per questo l’accoglienza deve essere aperta ed esigente, flessibile nei modi e ferma nei principi, umanamente terapeutica e socialmente impegnata.