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Esce nelle librerie “L’orlo del bosco” del nostro Cecco Bellosi.
 
Il libro è il seguito di “Piccoli gulag” in un’epoca diversa: un racconto delle dipendenze, delle sofferenze, dell’attenzione agli ultimi (e anche ai penultimi), dei drammi e delle belle emozioni, delle condivisioni forti dall’interno dell’associazione Il Gabbiano.
Il libro esce con l’introduzione Di Riccardo De Facci, presidente del Coordinamento Nazione delle Comunità Accoglienti (CNCA), la prefazione di Piero Cipriano e la postfazione di Aldo Bonomi.
 
Dalla prefazione di Piero Cipriano «E’ chiaro che la comunità radicale di Cecco Bellosi ci ricorda l’utopia della città che cura, quella città/comunità accogliente capace di fare a meno delle tecniche e degli specialismi e degli psicanalismi e degli psicofarmaci, perché sa attingere a quella capacità di koinos kosmos che c’è tra gli uomini. [..] Perché combattere la miseria è la forma più radicale di terapia, e Cecco Bellosi è un terapeuta radicale perché si è occupato di miseria e di miserabili, a cui ha dato casa lavoro relazioni, e l’ha fatto fuori dalla psichiatria ma a stretto contatto anche con la psichiatria, un’operazione di comunità radicale, quella di tenere aperta la porta. Ed ecco perché Cecco Bellosi, il carbonaro (direbbe De André), da qualcuno viene perfino creduto un prete, perché le comunità radicali del Gabbiano sembrano aver adottato la prassi dei primi cristiani di cui dice Ivan Illich: “Era d’abitudine, in una casa cristiana, avere un materasso in più, un pezzo di candela e un po’ di pane secco in caso il Signore Gesù avesse bussato alla porta, vale a dire qualcuno senza il tetto sopra la testa fosse arrivato“.
 
NB: oltre che in libreria lo si trova su Amazon e sul sito della casa editrice Derive Approdi.