Dalla Nave di San Vittore uno scritto di Michele De Biase
Ciao, compagni marinai.
Volevo raccontarvi come sto vivendo la mia carcerazione in questo periodo del COVID19. Innanzitutto, non usufruisco dell’ora d’aria, visto che da due mesi dicono di evitare i contatti, di stare a casa. I miei compagni del quarto piano sono tutti sani, ma non ho notizie delle condizioni degli altri piani. Così sto in cella 24 ore al giorno, tranne quei dieci minuti dedicati alla telefonata ai miei cari sperando che stiano tutti bene. Mia madre ha 84 anni, so che prima o poi la perderò ma non vorrei fosse per questo virus. Tutti i giorni mi sveglio alle 8, caffè e sigaretta, poi la cella resta tutta per me, il mio compagno va “all’aria” per un’ora. Mi affaccio alla finestra e guardo viale Papiniano: mai visto così deserto. Osservo le persone in piazza Aquileia che portano i loro cani a fare i bisogni e mi viene subito tristezza, pensando al mio Argo che non vedo ormai da un anno e mi manca molto. Si mangia alle 12, alle 15 un po’ di televisione e poi mi metto a preparare qualche manicaretto per la sera. Alle 18 mi affaccio alle sbarre della cella e scambio qualche parola col mio dirimpettaio Eddy, sfogando tutta l’incazzatura per la situazione. Poi cena, TV ed è già notte, ora di dormire. Buonanotte a tutti voi e speriamo nel domani. Chiudo lamentando la scarsa considerazione di cui godiamo noi detenuti, soprattutto da parte del ministro della Giustizia Bonafede.
Michele De Biase