
Il Gabbiano si è sempre sentito vicino a don Roberto Malgesini: oggi rimpiange dolorosamente questo prete vero, che viveva il Vangelo non limitandosi a stare idealmente vicino agli ultimi, ma condividendo con loro lo scarso pane quotidiano.
Don Roberto ha praticato fino in fondo, con lucida, appassionata e silenziosa coerenza la sua missione: per questo non è stato compreso da molti. Oltre che sacerdote, è stato una persona vera, quindi un antipersonaggio, autentico nella sua umanità.
Per questo è stato spesso circondato dall’odio e dall’indifferenza.
Como, come molti altri luoghi, è una città in cui sono presenti una minoranza attiva e solidale con gli ultimi; gli odiatori professionali, che spesso vestono i panni delle istituzioni; ma, soprattutto, una maggioranza indifferente. Don Roberto ha sempre risposto alle strida degli odiatori continuando a vivere il Vangelo tutti i giorni.
Consapevole che la vera questione è scuotere gli indifferenti, con l’esempio molto più che con la parola.
Il suo impegno, negli ultimi tempi, ha conosciuto crescenti difficoltà a fronte della “caccia agli ultimi”, con la loro espulsione da ogni spazio possibile: costretti così a stare male di testa, a cumulare tensioni, a covare una rabbia contro tutti che rischia di esprimersi, come purtroppo è capitato a don Roberto, verso chi ti è più vicino rispetto a chi ti ha indotto, con piena consapevolezza, alla disperazione più assoluta.
Don Roberto è andato avanti fino alla fine, così come dobbiamo fare noi.
Continuando tutti i giorni l’impegno perché l’abitare e la sopravvivenza siano garantiti a tutti gli esseri umani, come diritti essenziali per la loro e la nostra dignità.