La villa Malpensata venne costruita nel 1537 e fu eretta sui resti di un’antica masseria: Malpensata è un termine che le si addice in parte, perché è spesso esposta al vento; ma, dall’altra parte, è situata in un luogo di suggestiva bellezza. Ancora prima quella costruzione era stata un antico ospizio per poi divenire una masseria longobarda con i rustici per le famiglie addette ai lavori agricoli. Nel 1760 il catasto ideato da Maria Teresa d’Austria qualificava la Cassina Malpensata come tenuta agricola, tanto che nel 1905 nel nuovo catasto l’intero complesso fu classificato come latifondo della Malpensata. Sempre nel 1905 venne acquistato da un industriale di Bellano, Giacomo Orio, per la somma di 7700 lire. Nel 1913 tutta la proprietà sarà rivenduta a un personaggio singolare, il barone Carlo Merck, un noto banchiere tedesco che, per una proprietà pari a 13 ettari, 19 are e 60 centiare, versò la modica cifra di 24.500 lire. Da buon banchiere, appunto. Questa villa, di fatto, divenne la dimora della moglie, contessa Hilde Corti.
Con l’arrivo della Grande Guerra e durante il periodo bellico, sorse più di un sussurro che la Malpensata fosse diventata un centro di spionaggio tedesco. Nel 1918, terminato il conflitto, il prefetto di Como pose sotto sequestro sia la villa che i terreni. Nel 1923 tutta la proprietà passò sotto il demanio statale, ma gli ex proprietari continuarono a viverci indisturbati fino al 1927, data in cui venne sottoscritta la convenzione italo-germanica mediante la quale i beni incamerati dallo Stato italiano tornarono gratuitamente alla famiglia del banchiere Merk. Tanto per cambiare. Nel 1934 la proprietà fu poi acquistata dai coniugi Rocca e Piero Rocca ne curò il restauro completo, costituendo sul fronte a monte un porticato con colonne di recupero provenienti dal convento del Giardino Mialno ed erigendo sul molo una statua di San Pietro pescatore. La villa venne infine lasciata nel 1937 dall’erede di famiglia, l’ingegnere Cesare Rocca, ai monaci cistercensi della vicina Abbazia di Piona. Tornando al passato, l’antico porto, o molo della Malpensata, fu una stazione lacuale per gli abitanti del villaggio soprastante e anche una postazione per la riscossione di dazi e pedaggi: i muraglioni, che ancora si vedono, vennero innalzati per formare un terrapieno dal quale far calare nei comballi e nelle gondole di lago le merci e i blocchi di marmo della vicina e rinomata cava di Olgiasca. Alcuni storici tramandano il fatto che le colonne di San Lorenzo a Milano vennero estratte dalla cava e imbarcate dal porto della Malpensata; altri studiosi affermano che dallo stesso porto sono partite le colonne striate verticalmente di verdastro che ornano la facciata del liceo Volta di Como. Tutti poi sono concordi nel sostenere che proprio da questa cava provenga il marmo utilizzato per il Duomo di Como, per il Duomo di Milano e per l’Arco della Pace, sempre a Milano.
Dopo l’acquisizione da parte dei monaci, la Malpensata non venne utilizzata fino al 1980, quando i naturalisti del WWF la occuparono esclusivamente nel periodo estivo. In quegli anni il Comune di Colico, visto lo stato di abbandono della meravigliosa villa, propose ai monaci di averne l’affido per poter istituire un centro per anziani, ma i religiosi preferirono dare in consegna la struttura a un religioso somasco, fratel Attilio Tavola, che nel settembre 1983 iniziò l’attività di aiuto a ragazzi con problemi di tossicodipendenza. La comunità, che aveva aperto la sua prima sede a Pieve Fissiraga, in provincia di Lodi, prese il nome di Gabbiano nel ricordo di Jonathan Livingston e alla sua origine era costituita da undici ragazzi che ridiedero vita alla villa sistemandola e facendo ripartire l’attività agricola con stalle, orti e serre.
Nel 1996, fratel Attilio lasciò la comunità, che nel frattempo si era diffusa anche in altri luoghi, e la parte educativa venne affidata a Massimo Pirovano, Cecco Bellosi e Giovanni Bosco, i quali erano già responsabili di sede, con la collaborazione di Bruna Dighera, storica psicologa della comunità.
Ad oggi la parte organizzativa viene curata da Massimo Pirovano e la direzione educativa è affidata a Cecco Bellosi.
Scritto a cura di Domenico Versace