İbrahim Gökçek, l’artista del popolo e membro di Grup Yorum, è diventato immortale con il segno della vittoria sulle dita, la chitarra in mano, l’amore per il suo popolo e la sua patria nel cuore.
Alla fine Ibrahim Gokcek non ce l’ha fatta. Non gli è bastato interrompere uno sciopero della fame durato 323 giorni, che l’aveva reso debole fino allo stremo. Quarantotto ore dopo aver sospeso il digiuno per marcare la «vittoria politica» dell’attenzione internazionale ricevuta, che aveva spinto le autorità ad ascoltarlo, il musicista dissidente turco della storica band di sinistra Grup Yorum è spirato in un ospedale di Istanbul. Un esito drammatico che tanti avevano cercato di evitare, lanciando una campagna internazionale sui social media affinché tornasse a nutrirsi, così da non finire come i suoi due compagni di protesta, Helink Bolek e Mustafa Kocak, morti entrambi a 28 anni nell’ultimo mese, dopo quasi 300 giorni di digiuno. Gokcek, 40 anni, denunciava la detenzione dei dissidenti nelle carceri della Turchia, insieme al blocco dei concerti del gruppo, che dura da anni, e delle altre attività nel loro centro culturale Idil. Anche sua moglie, Sultan, è tuttora detenuta nella prigione di Silivri a Istanbul. Solo martedì, la decisione di interrompere il digiuno aveva aperto spiragli di speranza. «La vita ha vinto», aveva detto la presidente della Fondazione turca per i diritti umani, Sebnem Korur Fincanci, anche lei detenuta in passato. Ma nelle ultime ore la situazione è precipitata. Ormai stremato, il corpo di Gokcek non ha più avuto la forza di battersi.