La Giunta Regionale della Lombardia con la delibera DGR3226 approvata lunedì 9 giugno disegna un impianto di norme per le strutture sanitarie residenziali che probabilmente sarebbero state utili all’inizio della pandemia, quando sarebbe stato doveroso un rigoroso ed immediato isolamento sanitario. Tra le altre cose la DGR prevede che, per tutta la durata dell’emergenza, venga limitato l’accesso alle strutture da parte di parenti e conoscenti degli ospiti tranne casi eccezionali come ad esempio l’imminente fine vita. Le strutture sanitarie sono equiparate tra loro, quando è evidente, ad esempio, che gli ospiti di una RSA per anziani hanno esigenze differenti rispetto a quelli di una comunità per minori disabili. Non è la delibera di cui hanno bisogno tutte le persone con fragilità che vivono in strutture residenziali. Un aspetto positivo è l’estensione dello screening sierologico – e in caso di positività il successivo tampone – agli operatori e alle persone ospitate nelle strutture con costo a carico del SSR. Sul piano della sicurezza la responsabilità viene attribuita al cosiddetto Referente Covid19 che dovrà essere una figura designata dagli enti gestori e non della pubblica amministrazione, così da non dover assumersi alcuna responsabilità civile e penale.
Sul piano dei diritti e della dignità delle persone con fragilità permangono pertanto delle forti limitazioni di confinamento a tempo indeterminato, proprio mentre quando il resto della società si sta aprendo ad una nuova fase di relazioni sociali.
Il Forum Terzo Settore Lombardia con un comunicato stampa pubblicato in data odierna chiede di poter ridiscutere la delibera prima che la sua applicazione generi costi e danni irreversibili.