8 marzo 2020…

Una data per me indimenticabile: il mio piccolo Matias ha spento, per la prima volta, la sua prima candelina.
Quello fu l’ultimo giorno in cui ho potuto abbracciare i miei genitori, l’ultimo giorno in cui io e miei familiari siamo stati tutti assieme.
Da quel giorno tutto è cambiato, il tempo ha iniziato a scorrere più lentamente, la paura per la salute e per il futuro hanno preso il sopravvento.
COVID-19.. è così che ti chiami! Sei il nemico invisibile che è riuscito infidamente ad insinuarsi nelle nostre vite, modificando tutte le nostre abitudini, togliendoci ogni certezza.
Quello che ho imparato è che di fronte ad ogni cambiamento non bisogna opporre resistenza, ma trovare la forza di adattarsi, traendo dal negativo ciò che di positivo ci possa essere.
La vita frenetica a cui eravamo abituati, ci stava privando di ciò che di più prezioso la vita ci ha donato: il TEMPO. Quante volte a quel tempo non abbiamo dato la giusta importanza, perdendoci in lamentele sterili, rincorrendo un’ideale di felicità forse inesistente.
Ho compreso che la felicità sta proprio in quel abbraccio, in quella carezza, in quel bacio che ora ci è negato.
Se prima l’affetto si era soliti a dimostrarlo soprattutto con il contatto, ora ti viene chiesto il contrario… se vuoi bene ad una persona devi starci lontano… almeno 1 metro! Ed è così FOTTUTAMENTE INNATURALE!
Non so se mi ci abituerò mai, nel frattempo non resta che allenarsi, ponendosi l’obiettivo quello di allenare gli occhi alle emozioni ed educare la parola, in modo tale da ridurre le distanze e sentirsi più vicini.
Silvia