I PERCHÉ’ DI UN INDULTO SUBITO
L’Ordinamento democratico in Italia dovrebbe reggersi su una netta suddivisione dei poteri. Accade però che ai tempi del Coronavirus, per quanto incredibile e inaccettabile, i nostri Ministri siano più attenti ad aumentare il loro scarso consenso elettorale, piuttosto che prendere decisioni “giuste” e “doverose”, ma potenzialmente impopolari.
Negli ultimi due mesi abbiamo infatti assistito ad un intenso fiorire di offerte di bonus e finanziamenti da parte dei rappresentanti di tutti i principali partiti politici. Al contrario, nessuno di loro si é fin qui preoccupato di dare soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri e quindi ai rischi conseguenti ad una possibile diffusione del Covid19 al loro interno.
Ci si potrebbe allora chiedere, perché?
La risposta é presto data: ad offrire denaro (specie se ai più bisognosi!) si consolidano quelle che qualche osservatore straniero non ha esitato a definire le “clientele elettorali” dei politici italiani. A sfoltire la popolazione carceraria, invece, si espone il fianco a chi ha fatto della propaganda giustizialista una vera e propria ragion d’essere. Si rischia, per farla breve, di perdere voti e consenso!
Ecco allora perché l’inconsistente Ministro Bonafede lo ritroviamo in tutte le foto e filmati effettuati all’arrivo in Italia di Cesare Battisti, mentre invece ai tempi delle rivolte nelle carceri, legate ai timori per la diffusione al loro interno del Coronavirus, quello stesso Ministro ha invece letteralmente fatto perdere le proprie tracce. Quasi fosse uno di quei latitanti a cui, quando si tratta di accrescere il proprio consenso, si vanta di dare la caccia!
E il problema del sovraffollamento e dei diritti negati dei detenuti?
Come al solito, in questi casi, ci pensa la Magistratura.
O meglio, in passato, di fronte alle inadempienze di Governo e Parlamento, la Magistratura, quasi per intero, calpestando i più elementari principi democratici, ha assunto d’imperio il ruolo di “supplente”. Questa volta, invece, il ruolo di supplente alla Magistratura è stato imposto se non addirittura estorto dal Governo. Il Governo “Conte”, per non assumersi le responsabilità derivanti dall’assenza di un Ministro della Giustizia, ha pensato bene di dare alla Magistratura di Sorveglianza delle indicazioni per decreto: scarcerate quanti più detenuti possibile attraverso l’applicazione di misure provvisorie!
In questo modo, da parte di taluno, si deve esser pensato che sarebbe stato possibile “svuotare” le carceri, senza esporsi al rischio di essere additati dal solito Salvini come coloro i quali inondano la società di mafiosi, spacciatori e rapinatori. Insomma, si è tentato di dare soluzione ad un problema drammaticamente serio senza però perdere voti; scaricandolo, cioè, sulle scrivanie di altri!
Devo però riconoscere che allo stato ritengo di non aver ancora capito se i Magistrati di Sorveglianza abbiano inteso adeguarsi totalmente alla indicazioni governative o se, invece, cosa più probabile, abbiano inteso, nello sfoltire le carceri, e quindi nel liberarsi di un problema che rischiava di travolgerli, restituire al Governo e al Ministro Bonafede la polpetta avvelenata da loro ricevuta. Anzi, restituirgliela ma non prima di aver aggiunto ulteriore veleno.
Ora, per chi, tra i detenuti, avesse vissuto la propria scarcerazione come un atto di attenzione ai loro problemi e ai loro diritti, mi verrebbe da fargli presente che moltissimi dei loro compagni di detenzione si trovano tuttora in carcere!
La cosa che più colpisce, però, è un’altra.
In tutti i Paesi del mondo, quando sorge la necessità di ridimensionare la popolazione carceraria, si fa ricorso a quello che in Italia si chiama “indulto”.
Il ricorso a questo strumento deve essere autorizzato da una legge alla cui approvazione devono necessariamente concorrere l’intera maggioranza e parte dell’opposizione. All’interno della maggioranza, però, siedono anche i vari Bonafede, mentre dell’opposizione fa parte un certo Matteo Salvini, un soggetto che da sempre ha fatto dell’eventuale ricorso ad un provvedimento d’indulto uno strumento di ricatto politico. Ed è proprio per questo che gli innumerevoli appelli volti ad aprire un dibattito sulla concessione dell’indulto sono sempre rimasti inascoltati a prescindere da quella che potesse essere la loro origine: Papa, Garante per i diritti dei detenuti e persino Magistrati.
Già, perché molti settori della Magistratura, contrariamente a quanto sempre avvenuto in passato, si sono detti disponibili ad un atto di clemenza!
E perché?
Semplice, perché, quasi fosse un ricatto nei loro confronti, i Magistrati sono stati chiamati a togliere le castagne dal fuoco, per evitare problemi al Governo e per risolvere quindi un problema che, primi fra tutti, rischiava di travolgere proprio loro stessi.
Verso chi avrebbero indirizzato il proprio rancore i detenuti (e i loro familiari) per una carcerazione vissuta come ingiusta, se non verso il Magistrato che non ne avesse disposto le loro scarcerazioni?
E badate, come nei periodi più bui della Repubblica, iniziavano già a scapparci i primi morti.
Certo, tutti morti d’overdose perché ovviamente l’intendimento dei rivoltosi era solo quello di assaltare le infermerie per procurarsi del metadone attraverso il quale morire, ma pur sempre “morti”!
Intervengono però le scarcerazioni e le rivolte si fermano; e i morti per overdose pure!
Tutti sanno però che l’indulto è un provvedimento generalizzato che riguarda alla stessa maniera l’intera popolazione carceraria.
Noi sappiamo invece che i Magistrati di Sorveglianza decidono secondo discrezione. Tra di loro, poi, c’è chi è più “produttivo”, e quindi esamina a parità di tempo molte più richieste di altri suoi colleghi, e c’è chi lo è meno; c’è chi è più sensibile rispetto ai diritti dei detenuti e chi lo è meno.
Insomma, per farla breve c’è il rischio che la discrezionalità diventi arbitrio.
La cosa che più deve far riflettere, però, insieme alle possibili disparità di trattamento, sono i giochi di potere fatti sulla pelle dei detenuti.
Stiamo infatti sempre più assistendo a scarcerazioni di soggetti dai nomi altisonanti perché portatori di gravi patologie.
Io mi chiedo allora, perché costoro non sono stati scarcerati lo scorso mese di gennaio quando le loro patologie allarmavano tanto quanto adesso?
Che sia questo un modo per restituire al Governo la “polpetta” ricevuta?
Ci sia consentito di dirlo: il dubbio viene!
E soprattutto viene dopo aver sentito il Ministro della Giustizia balbettare in TV per essere stato attaccato dal PM Di Matteo.
Quest’ultimo, notissimo Magistrato, lamentava, secondo un copione tutto italiano, in diretta TV di essere stato accantonato da Bonafede nella nomina ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, dopo che il Ministro era venuto a conoscenza che nelle carceri erano stati intercettati dei detenuti che minacciavano di inscenare proteste nel caso in cui la scelta sulla futura guida del DAP fosse ricaduta su di lui.
Dunque, il Ministro, per far fronte agli attacchi ricevuti a seguito delle ondate di carcerazioni eccellenti, e per difendersi, al tempo stesso, dall’inaspettato attacco del Magistrato Di Matteo, ha tentato di prendere le distanze da chi ha ordinato le scarcerazioni e si é subito messo al lavoro per far i modo che gli scarcerati possano tornare in carcere prima possibile.
Era infatti necessario a quel punto che il Ministro recuperasse la sua onorabilità!
E adesso cosa accadrà?
Difficile prevederlo. Fin troppo facile, invece, prevedere che la discussione sulla concessione di un indulto che consentirebbe di ripristinare la legalità nel rispetto dei diritti e dei ruoli di ognuno e impedirebbe di fare giochi di potere sulla pelle dei detenuti, verrà ancora accantonata.
Purtroppo!
Avv. Ermanno Gorpia