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Accogliere persone malate di AIDS
Il Gabbiano ha aperto la comunità casa alloggio nel 1991, nel momento più alto del dramma aperto dell’AIDS, quando delle patologie correlate a questa sindrome si moriva in giovane età e in tempi brevi. Accogliere le persone che stavano male e i morenti nelle comunità di vita era un segno forte di responsabilità e di bene comune, nella convinzione che il morire, e l’accompagnamento al morire dignitoso, fossero ieri e siano oggi una parte importante della vita, da condividere e non da nascondere.
In quegli anni l’AIDS ha costruito anche l’orgoglio di alcune comunità, come la comunità gay negli Stati Uniti e la comunità dei tossicodipendenti sieropositivi in Italia.
Grazie poi alle nuove terapie, la sindrome da immunodeficienza acquisita si è trasformata in malattia ad alta e diffusa intensità cronicizzante. Più nascosta all’opinione pubblica, anche se ogni anno si registrano in Italia quattromila nuove infezioni. Le persone accolte sono caratterizzate da condizioni di salute molto precarie sul piano fisico e da stati di sofferenza psichica. L’accoglienza di queste persone continua a portare l’impronta significativa del prendersi cura. Con la tenerezza, la leggerezza, il sorriso. Che si possono estendere ad altre persone affette da gravi patologie e che richiedono un’accoglienza paziente e dignitosa.