Accogliere in Comunità persone con problemi di dipendenze

Accogliere persone con dipendenze

I tossici, gli alcolizzati, i galeotti, i senza casa, i pazzi…il primo impegno delle nostre comunità è quello di accogliere le persone, aiutarle a disconoscere le divise, le etichette, i pregiudizi che sono stati cuciti addosso su misura (e che, troppo spesso, troppe persone sentono su di sé calzare a pennello), farci aiutare da loro a prendere consapevolezza del nostro essere prevenuti, della voglia di standardizzare, di tenere una distanza ed una relazione di potere.

Confrontarsi, scontrarsi, ascoltare, aspettare i tempi, valorizzare le fatiche, ricevere come doni preziosi e fragili le paure, i dolori, la rabbia; imparare a stupirsi di come l’uomo possa apprendere dall’esperienza, dai luoghi, dallo stare con; portare la responsabilità di far vivere chi arriva nelle nostre comunità in un ambiente gradevole; di pensare alla quotidianità secondo le indicazioni ricevute dalla vita di tutti i giorni anziché secondo inutili schemi; considerare i tempi dell’esistenza delle persone, di tutte le persone, anziché organizzarli secondo i nostri modelli temporali; stimolare proposte, critiche, pensieri differenti da quelli abitualmente praticati perché non vi può essere niente da imporre a chi le imposizioni le ha sempre subite, autolesionisticamente aggirate, fronteggiate, a volte sconfitte.

Dare la possibilità di scelta anziché reagire, evitare di nascondere le cicatrici visibili e celate di una vita in direzione ostinata e contraria, accettare reciprocamente i propri, troppi fallimenti e gioire per i successi, o vedere anche solo una piccola vittoria dopo un ciclo di vita di sconfitte.

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